“Quann' 'o mare è calmo, ogni strunz è marenaro”. Come la mafia sta navigando nella tempesta dell’emergenza.

10.04.2020

di Anna Providenti

Inizio con un indovinello. Cosa hanno in comune questi settori : la filiera agro-alimentare, il settore dell'approvvigionamento di farmaci e di materiale medico-sanitario, il trasporto su gomma, i servizi funebri, le imprese di pulizia, il settore dei rifiuti? Con un po' di ragionamento si può facilmente dire che queste siano le attività che non si sono interrotte a causa delle restrizioni. Ma attenzione perché c'è un altro importante elemento in comune : nessuna di queste attività richiede lavoro altamente qualificato o un livello particolarmente elevato di specializzazione. Il capo della polizia Franco Gabrielli afferma, in un documento che l'Interpol ha mandato a 194 paesi, che proprio su questi settori "è stata rivolta nell'immediato la massima attenzione" perché, spiega, "è proprio in questi settori che i gruppi criminali possono riuscire agevolmente ad offrire servizi a prezzi sicuramente concorrenziali". Certo, facile offrire prezzi concorrenziali quando le società da loro controllate si fanno beffa delle prescrizioni normative in materia ambientale, previdenziale e di sicurezza sul lavoro. La grande capacità della criminalità organizzata di "fiutare l'affare" è nota da sempre. "Le mafie sanno ciò di cui si ha e si avrà bisogno, e lo danno e lo daranno alle loro condizioni. È sempre stato così.", scrive su questo il giornalista Saviano e continua "Le mafie negli anni sono riuscite ad infiltrarsi ai vertici del settore sanitario, come ha dimostrato la condanna per mafia di Carlo Chiriaco, che poteva essere al contempo direttore della Asl di Pavia e referente della 'ndrangheta nella sanità lombarda". Negli ultimi anni, grazie all'attività della magistratura è stato possibile scoprire gli interessi delle mafie nel ciclo dei rifiuti, nella filiera agroalimentare, in aziende multiservizi, nel settore dei trasporti. I gruppi criminali privilegiano da sempre i settori "sempreverdi" quelli cioè che resistono ad ogni tipo di emergenza ma è anche vero che è ora, nel pieno dell'emergenza, che tali settori assumono una rilevanza strategica. E questo è solo il primo campanello d'allarme, il problema è più complesso.

Il blocco sta portando ad una generale crisi di liquidità che tocca, indistintamente, tutti i livelli : dalle grandi imprese, a quelle medio-piccole, alle famiglie, fino al singolo lavoratore senza posto fisso, magari anche stagionale, o perché no, in nero. Tutte categorie toccate in modo diverso dalla crisi ma il malcontento e la precarietà sono generalmente diffusi, si avverte il rischio di non riuscire a riaprire l'attività a quarantena finita o di trovarsi senza posto di lavoro (i licenziamenti per ora sono bloccati ma le imprese si preparano a grandi riorganizzazioni aziendali), la crisi crea paure, da quella di dover cambiare il proprio standard di vita a quella di non arrivare a pagare l'affitto. Fino a quella di non riuscire a mangiare : agghiaccianti le immagini della fuga dalle casse al supermercato Lidl di Palermo di una settimana fa, della vergogna di un uomo a Napoli che non riesce a pagare la spesa, delle urla disperate di un uomo e una donna di fronte a una banca di Bari. È chiaro che l'incidenza di questa crisi sulla vita sia diversa a seconda del soggetto in questione ma è altrettanto chiaro che gli aiuti statali non sono ancora sufficienti. Queste paure, questa insoddisfazione portano a una seconda fase, molto più problematica, una fase che deriva da un paradigma che il sistema Italia conosce ma non impara : dove lo Stato manca, se ne inserisce un altro, uno che va contro il primo, che agisce secondo regole diverse da quelle del primo, che segue interessi diversi, i propri. Ma soprattutto uno stato che non soffre come il nostro in questa situazione : la mafia non ha problemi di liquidità, non li ha e non li avrà mai, anzi, soffre, nella maggior parte dei casi, del problema opposto : ne ha troppa e deve "pulirla", deve regolarizzare quel denaro, ha bisogno di spiegare allo Stato che quella liquidità deriva da attività legale : è il cosiddetto "riciclaggio".

Quale momento migliore di questo ? Si perché, per quanto riguarda le imprese, spiega sempre Franco Gabrielli, "la criminalità organizzata potrebbe sfruttare il momento di difficoltà per insinuarsi nella compagine societaria apportando il denaro necessario" , e cioè al mafioso basterà comprare partecipazioni o pacchetti azionari (magari anche di controllo) e i soci si faranno ben pochi scrupoli o forse, e più probabilmente, si troveranno costretti a concedergli il controllo dell'impresa o di settori di questa, pur di riuscire a ripartire con l'attività. Ed ecco che "al termine dell'emergenza le associazioni criminali potrebbero aver inquinato l'economia, controllando imprese in precedenza non infiltrate". Quindi, per ricapitolare, se è vero che le mafie stanno già ridirezionando e consolidando indirizzi già presi dalle proprie imprese verso i settori di speculazione dell'emergenza, è anche vero che possono con facilità andare a contaminare le imprese fino ad ora sane, messe in difficoltà dall'emergenza.

Ma il momento è ideale per l'attività mafiosa anche dal punto di vista dell'usura e dello sfruttamento della povertà. L'arricchimento per la criminalità organizzata infatti sarà garantito, se non ci si muove in tempo, anche su un altro fronte : quello delle famiglie e dei lavoratori in difficoltà. Questi soggetti sono oggetto di interesse per la malavita perché, data la loro situazione di precarietà, è facile che siano convinti ad accettare prestiti, su cui poi praticare l'usura tipica della criminalità organizzata. Non solo, lavoratori rimasti senza posto potrebbero essere più portati ad accettare lavoro offerto dalla criminalità, costituendo così una "manovalanza a basso costo" per le mafie. Ma come si sa, nella maggior parte dei casi, accettare lavoro da un'organizzazione criminale significa compromettersi a vita. Per il senatore, e ex-magistrato, Grasso il livello di autorità, consenso, controllo socio-economico, e potere della criminalità organizzata rischia di tornare ai livelli degli anni '90.

Arrivati a questo punto occorre precisare un duplice aspetto : nessuna delle modalità descritte fino a ora è "nuova" e ogni emergenza ha visto la criminalità organizzata sempre in prima linea. Saviano, per esempio, racconta che "durante la peste del '600 l'aristocrazia, che non riusciva più a gestire l'emergenza in città, dovette fare accordi con le bande criminali, una sorta di proto-camorra che prese in carico vari servizi, dal controllo delle strade alla gestione dei cadaveri". La mafia è antica, e da sempre arriva dove lo Stato non riesce e, con mezzi illegali, fa della crisi un'opportunità . È antica si, ma si adegua molto facilmente e con estrema velocità. "La criminalità organizzata 2.0 investe moltissimo nelle nuove tecnologie, dimostrando di essersi organizzata in anticipo con grande flessibilità per approfittare illecitamente delle nuove opportunità di profitto" ancora Franco Gabrielli nel documento dell'Interpol che aggiorna le forze di polizia internazionali sui "metodi alternativi" già escogitati dalle mafie per affrontare le limitazioni ai movimenti delle persone e la maggiore presenza di controlli. Non si ferma, data l'importanza del settore per la criminalità organizzata, la distribuzione di stupefacenti che viene effettuata ora tramite consegna "porta a porta" e con sistemi di pagamenti online. Non si ferma e anzi aumenta il gioco d'azzardo illegale online - di quelli che poi se non paghi è un problema - data la chiusura di sale giochi e l'interruzione delle scommesse sportive e dei giochi gestiti dai Monopoli. Continuano ovviamente la criminalità informatica e con questa i tentativi di furti di identità e di truffa. Ma soprattuto totalmente intaccate rimangano le autostrade del "Dark Web" (un sottoinsieme del deep web, solitamente irraggiungibile attraverso una normale connessione Internet) che sono diventate, ancor più, vie privilegiate dalle mafie finanziarie, dove circolano, indisturbati, traffici di droga, di armi e di esseri umani.

Il momento è ideale per la criminalità organizzata sotto un ulteriore ed incisivo aspetto, tipico delle situazioni emergenziali : il silenzio, o meglio, il "caos" dell'emergenza. È su questa infatti che si concentra tutta l'attenzione mediatica mentre su tutto il resto domina il silenzio che copre anche i meccanismi criminali che già, per propria natura, faticano ad essere raccontati dai media. E enfatizza Saviano, "l'imperativo della sopravvivenza domina su tutto". Se poi si pensa al blocco della macchina giudiziaria, già compromessa di suo, ecco che si finisce di costruire lo scenario delle opportunità per la crescita della criminalità organizzata. Il prefetto Franco Gabrielli la definisce "situazione inedita e gravissima" che costituisce "uno scenario di indubbio interesse per la criminalità organizzata", con il rischio - già paventato da alcuni magistrati - di un 'doping finanziario' e di un nuovo sistema di welfare assicurato dalle mafie.

Come reagire di fronte a questo? Come allontanare dalle mani della mafia queste enormi opportunità di crescita e arricchimento? Come evitare di tornare indietro, dopo gli enormi passi avanti fatti sulla lotta contro le mafie? Di certo c'è questo : è essenziale agire fin da ora, senza attendere la fine dell'emergenza. Occorre un forte intervento pubblico che vada a sostegno del reddito delle persone fisiche e delle imprese, e soprattuto è di estrema importanza che non sia solo un intervento di "salvataggio" ma anche di esplicito contrasto alle organizzazioni criminali di tipo mafioso. C'è il rischio, infatti, che i flussi di denaro destinati a dare respiro ai cittadini e a far ripartire l'economia, vengano intercettati dalle organizzazioni mafiose e finiscano di fatto nelle loro tasche. Per rendere la portata della gravità di questa possibilità è sufficiente ricordare l'ultima epidemia che in Italia ha visto il crimine organizzato arricchirsi in modo esponenziale : fine 1800, quando Napoli fu devastata dal colera. Per l'occasione, ci racconta ancora Saviano "il Parlamento italiano approvò una legge per il risanamento della città di Napoli e stanziò 100 milioni di lire per le opere di bonifica. Da quel risanamento guadagnarono tutti: appaltatori corrotti e senza scrupoli, ditte che vincevano le gare al ribasso per poi eseguire lavori incompleti o di cattiva fattura, politici alleati delle famiglie di camorra. Tutti, tranne la città di Napoli". Ecco, è necessario quindi, spiega Franco Gabrielli, capo della polizia, che i flussi transitino nei legittimi circuiti economico-finanziari, tracciati e "controllati" per evitare che possano di fatto essere immessi, anche solo in minima parte, nella disponibilità delle mafie.

Lo storico Pasquale Villari, nel raccontare il colera a Napoli e l'evidente speculazione che era stata portata avanti, disse : "meglio il colera che il Risanamento". È chiaro a cosa stesse facendo riferimento. Che nessuno storico si trovi a dover affermare altrettanto sulla speculazione della criminalità organizzata sull'emergenza covid - 19 è, quanto meno, desiderabile. Per rimanere in Campania, esiste un proverbio campano di grande insegnamento che avverte : Quann' 'o mare è calmo, ogni strunz è marenaro (quando il mare è calmo, chiunque può essere marinaio). Ecco ora "il mare è in tempesta", dice Papa Francesco, durante la benedizione "urbi et orbi" del 27 Marzo.

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